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14 settembre 2015

CinecittàNews: da Marra a Diritti, passando per Tornatore e Veronesi. Intervista ai produttori.

Paglia e Cocuzza hanno portato ai Venice Days "La prima luce"




VENEZIA - “Investiamo in prima persona ma teniamo per noi tutti i diritti, tanto che spesso, scherzando, ci diciamo che forse ai nostri figli lasceremo solo quelli”. Sono dei produttori piuttosto atipici Arturo Paglia e Isabella Cocuzza, marito e moglie che hanno fondato nel 2003 la società di produzione Paco Cinematografica. Talmente atipici che Variety ha dedicato loro un articolo dal titolo strillato: “I due produttori italiani rischiano i loro soldi per film dal respiro internazionale". Come La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, che in Italia ha incassato oltre 9 milioni di euro e si è fatto valere anche sul mercato internazionale. Presenti al Lido in veste di produttori deLa prima luce di Vincenzo Marra, Paglia e Cocuzza hanno illustrato a Cinecittà News i loro prossimi progetti e la filosofia della loro società.

Il vostro è un approccio atipico per il mercato italiano...

Indubbiamente. Noi investiamo e rischiamo in prima persona, ma finora abbiamo avuto un ritorno incredibile. Per produrre Basilicata Coast to Coast abbiamo venduto una casa, poi abbiamo investito i guadagni del film sul progetto successivo: è la nostra modalità di lavoro, e funziona... almeno finché incassiamo.

Il segreto è il coraggio, ma ce ne sono anche altri? 

Essere una piccola società ci permette di tenere sotto stretto controllo ogni centesimo che spendiamo e di evitare qualunque spreco. Inoltre sfruttiamo al massimo l'ottima legge che c'è in Italia sul tax credit.

Ora state lavorando sul nuovo film di Tornatore, La corrispondenza...

Sì, abbiamo visto il primo montaggio e siamo felicissimi. È stato girato tra Edimburgo, York, l'Alto Adige e il Piemonte ed è interpretato da Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Uscirà il 14 gennaio.

Avete molti altri progetti in cantiere?

Sì, tra questi il più immediato è Asinara, di Gianfranco Cabiddu, con Ennio Fantastichini, Sergio Rubini e Ciro Esposito. È un film a basso costo tratto da L'arte della commedia di Eduardo De Filippo, in cui ha un piccolo ruolo anche Luca De Filippo. È un omaggio al teatro e all'Asinara. È pronto e speriamo di vederlo partecipare alla Festa del Cinema di Roma. 

E dopo?

Nel 2016 lavoreremo sul nuovo film di Giovanni Veronesi, che andrà sul set a febbraio e sarà quasi interamente girato a Cuba. Si intitola Non è un paese per giovani, ha un budget di 2,5 milioni di euro ed è una commedia dallo sfondo sociale. Il cast non è ancora definito. Più tardi, in estate, ci sarà il set de Il Flauto magico, per la regia di Mario Tronco e Fabrizio Bentivoglio e con gli stessi interpreti del musicaldell'Orchestra di Piazza Vittorio. Lo gireremo ad agosto. Un altro progetto in cui crediamo molto è il primo lungometraggio di Brando De Sica, che ha scritto con Ugo Chiti: è una sorta di commedia-horror giovanile ambientata nei vicoli di Napoli. Avrà un budget di 1,5 milioni di euro.

Anche Giorgio Diritti sta per tornare sul set grazie a voi... 

Sì, abbiamo letto il romanzo Il seminatore di Mario Cavatore e lo abbiamo proposto al regista di Il vento fa il suo giro, che ha accettato volentieri. Il film si intitolerà Lubo, avrà un budget di 5,5 milioni di euro e un cast quasi tutto internazionale. È una storia molto dura, ma secondo noi “commerciale”, ambientata in Svizzera e in Italia tra il 1940 e il 1960, e racconta di una sottile persecuzione nei confronti dei nomadi a cui seguirà una vendetta privata molto singolare.

Molti registi vorrebbero essere prodotti da voi.

Ci arrivano tantissime proposte, anche commedie che magari sulla carta sono garantite, ma che a noi non piacciono affatto. Il faro delle nostre scelte è la dignità, vogliamo fare solo film che le nostre figlie possano andare a vedere e di cui possano essere fiere.

A Cannes siete stati tra i Producers on the Move, com'è andata? 

Abbiamo preso tantissimi contatti, ma abbiamo constatato che abbiamo un'idea diversa delle co-produzioni. Anche all'estero, come in Italia, in realtà non investono denaro..